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Trento, 18 aprile 2010
Boato: «Errore negare il problema etico.
Ma l’assessore sia libero di far politica»

Il leader dei Verdi: «Magistratura efficiente e non appiattita»
«Mi pare si dimentichino troppo velocemente
i molti patteggiamenti accettati dopo l’apertura dell’inchiesta»

dal Corriere del Trentino di domenica 18 aprile 2010

Marco Boato è stato il primo a sollevare la questione morale all’interno del centrosinistra trentino. Fu lui che, ancora nel 2006, riferì di comportamenti scorretti nel rapporto tra Piazza Dante e i Comuni. Si parlò di “magna dora” più o meno alta a seconda della vicinanza politica degli amministratori locali. Lorenzo Dellai lo accusò di dire il falso, Renzo Anderle confermò tutto e si aprì un lungo dibattito sulle modalità di gstione del potere. Alla fine, Silvano Grisenti da assessore divenne presidente di A22. Ancora una volta Boato si schierò contro Grisenti, per la conferma di Willeit, evocando i trascorsi poco limpidi della gestione trentina della maggiore società della regione. Ancora una volta si scontrò con il governatore. Ora è lui, il grande accusatore, a dirsi «contrario alle sentenze a vita». «In uno Stato di diritto – dice – non si può ostracizzare una persona».

Onorevole, la sentenza di primo grado ha drasticamente ridotto la portata delle accuse mosse a Silvano Grisenti dalla Procura.
«Gli esprimo le mie congratulazioni, per una condanna di rilievo minimo rispetto alle contestazioni iniziali. A differenza di quanto qualcuno sembra pensare, la giustizia in Trentino ha dimostrato di funzionare bene. Per la sua rapidità e per la dialettica vera tra magistratura inquirente e giudicante. Nessun appiattimento. Vedo in alcune dichiarazioni, comprese quelle di Dellai, che questa inchiesta sarebbe stata basata sul nulla. Mi pare si dimentichi troppo velocemente che negli altri casi non si è arrivati al dibattimento solo perché imprenditori e politici hanno patteggiato pene e multi di tutto rilievo».

Quindi il problema etico non può dirsi chiuso?
«Al di là delle sentenze, resta una grandissima questione di etica pubblica. Non di morale privata: Grisenti non ha perseguito guadagni personali. È emerso, però, un modo arrogante e istituzionalmente non corretto di gestire il potere finalizzato principalmente all’acquisto di consenso. Questo, ripeto, al di là delle implicazioni giuridiche».

Secondo lei è matura la consapevolezza di questo problema?
«Mi pare ci sia una certa sottovalutazione, anche da parte del presidente della Provincia».

Anche lei ritiene che, a questo punto, sia opportuno che Grisenti resti lontano dalla politica e non rivesta più incarichi pubblici?
«No»

Perché?
«Auguro sinceramente a Grisenti di concludere positivamente gli altri due gradi di giudizio che lo attendono. Gli auguro anche che questa esperienza, con la sofferenza personale che l’avrà senz’altro accompagnata, sia servita a fargli maturare un cambiamento di stile, metodo ed etica pubblica. Ma sono sempre contrario alle condanne a vita. Non concordo con chi, un po’ come si usava nell’antica Grecia, ha proposto per lui una sorta di ostracismo. In uno Stato di diritto, in una democrazia, gli deve essere garantio il pieno diritto di rientrare in un suo percorso politico».

 

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